Ja ho he dit en alguna altra ocasió, dels viatges sempre hi ha alguna cosa que em queda marcada en la retina, mentre que la resta se m’esborra en un amen jesús. Hem estat uns dies pel Maestrat i els Ports, exactament, en Vilafranca, en el càmping El Llosar. Cada dia hem eixit a fer un passeig, primer en cotxe, i arribats al lloc, a peu, això quan el temps ho ha permès. La resta de dies, hem passejat pels voltants i contemplat, novament, les construccions de la pedra en sec, quilometres i quilometres de parets per a separar les diferents parcel·les, i també les construccions per a resguardar-se, que no és poca cosa. He fet una fotografia, preciosa, d’un camp de roselles, d’eixes que, de vegades, et trobes en revistes o exposicions que fa goig de veure. Era un bancal erm. Si no recorde malament vam passar tres vegades, la primera i la segona entre anar i tornar, en un recorregut circular. La tercera de retorn cap a casa. Les vegades que vam passar sempre hi havia cotxes que havien parat a mirar el colorit tan cridaner que emetia tantes roselles juntes. Uns a fer fotografies, altres a fotografiar-se, altres simplement a mirar. Nosaltres també vam parar, com no, només començar a baixar ja havia fixat la vista en eixe punt enlluernador i no vaig parar de mirar-lo fins que hi vam arribar. Feia goig de mirar aquell bancal on les roselles s’havien ensenyorit.
Bé, deia que tinc una fotografia. Sempre que penge algun escrit al blog busque fotografies, meues o de la xarxa. I, ara, resulta que tinc una fotografia que li cal un escrit adient. I, de sobte, l’escrit ha aparegut. He pensat que eixa lletra li anava a la fotografia: La guerra de Piero del cantautor-poeta Fabrizió De André.
La Guerra Di Piero
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi
Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano I lucci argentati
Non più I cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era inverno
E come gli altri verso l'inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il vento ti passi un po' addosso
Dei morti in battaglia ti porti la voce
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu non lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a varcar la frontiera
In un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli spari in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
Ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi un fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi.
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